...Delle regole & esempij per il contrapunto [a due voci]

Parte seconda della Miscellanea musicale di A. Berardi (Bologna 16..)

 

Sui moti [delle parti]

I moti che si osservano nel contrappunto sono tre:

Moto retto, Moto contrario e Moto obliquo

  1. Il moto retto si ha quando le parti ascendono o discendono assieme
  2. Il moto contrario lo vediamo quando una parte ascende e l'altra discende, è senza dubbio il più stimato dai buoni compositori
  3. Il moto obliquo si ha quando una parte sta ferma e l'altra si muove [in su o in giu]

Regole generali per comporre il Contrappunto osservato

I movimenti che concorrono alla buona creazione di un contrappunto osservato e privo di errori, sono quattro: due per moto contrario e due come si vuole.

  1. Prima regola. La prima di queste regole è che tra una consonanza perfetta ed un'altra perfetta si va per moto contrario.
  2. Seconda regola. Dalla consonanza imperfetta ad una perfetta si va per moto contrario.
  3. Terza regola. Da una consonanza perfetta ad una imperfetta si va come si vuole.
  4. Quarta regola. Da una consonanza imperfetta ad una imperfetta si va come si vuole. Inoltre, quando nel principio della battuta si ha una consonanza perfetta, si seguiterà sempre per moto contrario, a meno che essa non sia legata dalla battuta precedente; mentre se la consonanza a capo battuta sarà imperfetta, allora si andrà come si vuole.
  5. Quinta regola. Si deve cominciare e finire il contrappunto per consonanza perfetta.
  6. Sesta regola. Non si possono fare due consonanze perfette della medesima specie [due quinte ecc.] procedendo per moto parallelo, ma è concesso fare per moto contrario.
  7. Settima regola. Non si può andare da una imperfetta ad una perfetta per moto retto, ma vi si può andare per moto contrario od obliquo.
  8. Ottava regola. Non si può dare l'ottava a capo battuta, se il canto fermo discende per grado ed il contrappunto ascende di grado, ma lo si può fare quando si proviene da una sesta maggiore e le parti vanno in moto contrario.
  9. Nona regola. Dopo la sesta minore si deve dare subito la terza o la quinta.
  10. Decima regola. Dopo l'unisono non si può dare la sesta maggiore, ma si sopporta la sesta minore.
  11. Undicesima regola. Non si possono fare due seste maggiori o minori che siano, una di seguito all'altra se si va in moto retto, ma volendo fare più seste per grado, bisogna che siano alternate da maggiore a minore se ascendono e da minore a maggiore se discendono.
  12. Dodicesima regola. La stessa regola e le stesse eccezioni valgono anche per le terze.
  13. Tredicesima regola. Non si deve andare dalla sesta all'ottava per moto obliquo essendo assai sgarbato, mentre la sesta maggiore deve di preferenza andare all'ottava in moto contrario allontanando le parti.
  14. Ouattordicesima regola. Si proibisce di andare dalla sesta alla quinta e dalla quinta alla sesta per moto retto, ed anche per moto contrario, se una voce proviene da un Fa [ovvero SIb] e l'altra tocca un Mi [ovvero SI o FA#]
  15. Quindicesima regola. Si proibisce pure la falsa relazione tra FA e Mi, in qualunque occasione e moto si utilizzi.
  16. Sedicesima regola. Non si dia mai il Fa contro al Mi come consonanza perfetta.
  17. Diciassettesima regola. Si proibisce l'andare dall'unisono alla quinta e viceversa, quando le parti saltano di terza per moto contrario.
  18. Diciottesima regola. Due consonanze perfette per moto retto, non si possono salvare con una pausa di minima o di semiminima.
  19. Diciannovesima regola. Dopo la sesta maggiore si deve evitare la quinta, ma facendolo si farà come licenza poetica. Sarà molto meglio andare dalla sesta minore alla quinta.

Ultimi avvertimenti sui Contrappunti semplici

Ora si comincino i contrappunti semplici, cioé a nota contro nota, per il contrappunto diminuito o obbligato serviranno altri avvertimenti..

Per ora si osservino con scrupolo i seguenti principi.

  1. Primo. Che le parti procedano per moto contrario più che sia possibile, in questo modo si eviteranno gli errori più comuni nel passare da una consonanza all'altra.
  2. Secondo. Che le parti del contrappunto siano disposte in modo che in ogni momenti si sentano buone consonanze e mai dissonanze.
  3. Terzo. Che le parti evitino gli unisoni e le ottave più che sia possibile, perché se no il contrappunto sarebbe arido e povero di armonie.
  4. Quarto. Che le parti vadano per grado più che sia possibile, essendo ciò più naturale nel canto e conforme alla natura della melodia vocale.
  5. Quinto. Ci si guardi bene di non dare la sesta maggiore nelle parti che si muovono assieme, se alla medesima sesta non seguirà un'ottava presa per moto contrario allontanandosi.
  6. Sesto. Sopra la voce del Mi [Si, Fa#, Do# ecc.] si dia sempre la sesta minore o la terza.
  7. Settimo. Si eviti di saltare di sesta maggiore, di settima, di nona o di tritono.
  8. Ottavo. Ci si procuri di inframezzare le consonanze perfette con le imperfette con molta varietà.

Come procedere attraverso la consonanza più prossima ed evitare i movimenti proibiti.

Per concludere il capitolo riguardante il contrappunto semplice, mostrerò un contrappunto osservato nel quale si vede come si deve procedere da una consonanza alla più vicina, osservando il moto contrario più che sia possibile, si potranno anche notare i quattro punti di cui sopra si é parlato.

Avvertimenti sopra il notato contrappunto

  1. Primo. L'unisono va a trovare la terza (qui si ha un esempio del terzo movimento) "si va dove si vuole".
  2. Secondo. La terza va a trovare la quinta (e qui si osserva il secondo movimento) "moto contrario".
  3. Terzo. Dopo la quinta si va a trovare la sesta, che é la più vicina, (qui si usa il terzo movimento) "come si vuole".
  4. Quarto. Dalla sesta maggiore si procede all'ottava di grado, che é la sua consonanza più prossima, (qui si segue l'osservazione del secondo movimento) "moto contrario".
  5. Quinto. Dall'ottava si procede alla decima seguendo il terzo movimento "si va come si vuole".
  6. Sesto. Dalla decima si va alla duodecima con le stesse regole del punto precedente.
  7. Settimo. Si segue immediatamente dalla duodecima alla terzadecima con lo stesso movimento.
  8. Ottavo. Infine si procede alla quintadecima osservando il secondo movimento "si va per moto contrario" Per conclusione di questo capitolo, metterò in evidenza con un esempio, i movimenti che non si concedono nel contrappunto osservato.
  9. Contrappunto di minime in consonanza
  10. Per fare il contrappunto di minime, che siano tutte in consonanza bisogna osservare:
  11. Primo. Come prima si considerava una semibreve contro un'altra, ora si considerano due minime contro una semibreve.
  12. Secondo. Si osservino le medesime regole del contrappunto semplice, cioé di "nota contro nota".
  13. Terzo. Si eviteranno gli unisoni e le ottave; e volendole usare si pongano in levar di battuta o legate, ma mai in battere della mano.
  14. Quarto. Si deve evitare di dare la sesta maggiore in battere di mano e volendo usarla, si deve sincopare nell'immediato alzar di mano.
  15. Quinto. Non si adoperi mai la semibreve a capo battuta, bensì in levare, in sincope.
  16. Sesto. Non si deve oltrepassare, eccetto che nel principio del contrappunto, la pausa di mezza battuta, altrimenti il contrappunto sarebbe troppo vuoto.
  17. Settimo. Si da per scontato che due minime in una stessa battuta, siano di diverse consonanze, altrimenti non vi sarebbe nessuna variazione di armonia.
  18. Ottavo. Non si deve usare la semibreve col punto, per le ragioni appena dette.
  19. Nono. Per ultimo si cerchi di procedere con le consonanze più prossime, come si è detto altrove.

Sulle Legature

Stimo di grandissima importanza che le dissonanze, pur essendo di natura aspre e dure, poste nel modo debito, facciano un ottimo effetto. Se i Musicisti del passato non avessero trovato il modo di usarle con efficacia, sarebbero di effetto assai sgradevole.

Bisogna dire che le dissonanze sono l'anima della musica e sono il condimento e lo spirito delle composizioni, per mezzo delle quali danno origine alle cadenze, che danno un gran gusto al senso dell'opera, essendo [esse] il PERIODO dell'orazione dando gran chiarezza alla composizione.

Le legature sono di due specie: con la parte sopra al canto fermo o con la parte sotto al c.f. La regola generale vuole che la dissonanza cerchi la consonanza più prossima discendendo di grado. Oltre a ciò, la dissonanza va legata o sincopata con la consonanza precedente posta nel medesimo spazio o rigo dove si trova la dissonanza.

Esempio della parte che lega di sopra

Esempio della parte che lega di sotto

Malgrado si sia discusso di tutte le legature possibili nella musica figurata, si consiglia lo studente di non usare [a due voci sole] che le dissonanze di settima [sopra] e seconda [sotto] essendo le altre più consone al contrappunto a tre o più voci e che a due risulterebbero assai dure e poco appaganti nella loro soluzione in consonanza.

Sulle Cadenze

La cadenza é il più nobile ed il più aggraziato ornamento che si trovi nella musica, tuttavia, non é lecito usarla, se non quando si arriva alla fine di un periodo della prosa, della frase o del verso; si può dire che essa stia alla musica, come il punto all'orazione.

Tre sono i tipi di cadenze che si usano nella composizione: Maggiori, Minori e Minime.

[Maggiori = breve in sincope, Minori = semibreve in sincope, Minime = minima in sincope]

Le cadenze si considerano di due specie: Semplici o diminuite.

  1. Le semplici procedono per note uguali, senza nessuna dissonanza e che procedono da una sesta maggiore all'ottava ovvero da una terza minore ad un unisono.
  2. Le cadenze diminuite, invece, fanno uso di diversi valori e di sincopi in dissonanza che fanno precedere la sesta maggiore dalla settima e la terza minore da una seconda sotto.

Vi sono poi cadenze che terminano con altre consonanze [terze, quinte e seste] e sono meno conclusive delle principali o producono un inganno nel promettere una soluzione e schivandola ne raggiungono un'altra.

Sul Contrappunto sincopato o di imitazione, tanto in ascendere che in discendere

Si dice sincopata, quella figura che comincia col levare della mano e si prolunga nella posizione della mano stessa.

Essa é di due sorte, Propria e Impropria.

  1. Propria é quella che interpone una figura che valga la metà della sincope, a volte essa é una pausa.
  2. Impropria é quella in cui la sincope é provocata da una pausa che inizia la frase.

Le pause, poi, non dovranno mai sincopare, soprattutto perché creano disagio nel cantore.

La sincope si considera in due modi: Maggiore o Minore.

Nella Maggiore avremo sincopate le figure maggiori: dalla massima alla semibreve e la Minore vede sincopare le figure minori dalla minima in giù.

Regola ed uso delle semiminime come si adoperano nel contrappunto a 2 voci

Dovendo inoltrarci nel contrappunto diminuito nel quale si considera l'uso di tutte le figure cantabili, mi appresto a fare alcune considerazioni sull'uso delle semiminime.

  1. Prima regola. Così come prima si numeravano due minime per semibreve, ora si pongano quattro semiminime per semibreve, due un battere e due in levare.
  2. Seconda regola. Tutte le semiminime che saltano debbono essere consonanti, cioé buone.
  3. Terza regola. Le semiminime che vanno per grado, sia ascendente che discendente, debbono essere una buona ed una cattiva.
  4. Quarta regola. Alcuni vogliono che il fondo delle semiminime sia buono, in particolare quando il canto fermo salta. [per fondo si intende l'ultima nota nel fine della battuta].
  5. Quinta regola. Si proibisce quella figurazione che si chiama "Girandoletta" ovvero "Gioco", particolarmente quando il canto fermo ribatte la stessa nota.
  6. Sesta regola. Molti proibiscono di fermare le semiminime in unisono o ottava ed anche di partirvi sia dall'unisono che dall'ottava.
  7. Settima regola. Alcuni proibiscono di diminuire il salto di terza ascendente o discendente, quando il contrappunto comincia per terza o per decima.
  8. Ottava regola. Per ragione di buona scuola, bisogna che tutte le tirate di negre [semiminime] finiscano a capo battuta, ma volendo finire in levare, é necessario che l'ultima figura sia legata.
  9. Nona regola. Si adoperano nel contrappunto le minime col punto, ma si tenga presente che il punto deve sempre essere consonante, a parte nelle cadenze o legature dove la nota legata viene presa in levar di mano e il punto cade sempre in dissonanza.
  10. Decima regola. Le semiminime col punto si adopreanno in tre modi: Nel Battere della mano, nel levare della mano e in sincope.
  11. Undicesima regola. Si osservi che le tirate di semiminime non siano meno di quattro per tirata
  12. Dodicesima regola. Ricordarsi che mezza pausa, o un sospiro, non salvano due unisoni o due quinte o le loro replicate.

Sull'uso delle crome, come si usano nel contrappunto a 2 voci

• Ho detto in precedenza che le tirate di semiminime non debbono mai essere composte da meno di quattro note, cio nonostante molti hanno usato nei loro contrappunto due semiminime solo alla volta. Chi tende alla pulizia del contrappunto osservato deve uscire molto di rado da questa regola.

• Circa le crome, esse sono seggette alle stesse regole delle semiminime e per grado devono essere una buona ed una cattiva e quando saltano devono essere tutte buone.

• Tutte le tirate di crome devono finire in battere.

• I buoni compositori usano le crome in tirate di quattro alla volta, ovvero due semiminime e quattro crome e semiminima col punto e tre crome , attenti che la semiminima col punto non sia in ottava col CF.

• Si avverte che prima e dopo le tirate di crome non si deve usare ne la semibreve, ne la minima, ma bensì le semiminime ad arbitrio del compositore. Si raccomanda i fondi [l'ultima croma] siano consonanti, specialmente quando il CF salta. Se non sarà consonante dovrà essere una licenza poetica.

Sulle note cambiate

Prima di procedere oltre, debbo avvertire che spesso i musici usavano porre nelle loro composizioni le note cambiate. Nota cambiata, altro non é che che usare una nota buona per cattiva e una cattiva per buona; ci si raccomanda però che detta nota cambiata vada rigorosamente per grado e che le parti vadano per moto contrario. Le note cambiate sono di due sorti: sciolte o legate.

Il contrappunto diminuito, colorato e florido

Se si usano due crome dopo una minima puntata, si avverta di non fare la seconda croma in ottava, unisono o quinta.

Il contrappunto colorato è quello che fa uso di note nere e note bianche, dando visivamente l'impressione di un colorazione cromatica.

Il contrappunto florido fa uso di "fioretti", ovvero di un cantare fioreggiando e scherzando di saltelli, cromette, tiratine e giochetti aggraziati in su e in giù.

Come si possono salvare i movimenti proibiti

Per ovviare a qualche problema inevitabile di moto, quinte, ottave e simili; si faccia uso del punto nel modo seguente, ma con molto criterio e parsimonia.

 

Contrappunti sopra diversi motivi

Per appagare la lecita curiosità di coloro che desiderano inoltrarsi nei meandri più nascosti della composizione, darò alcuni esempi sopra diversi motivi e poi concluderò questa parte con gli ultimi precetti riguardanti il contrappunto diminuito.

Gli ultimi precetti del contrappunto diminuito

Con lunga fatica e applicazione, ho cercato di riunire tutte quelle regole che in tempi diversi, mi sono state insegnate dallo Scacchi, mio amorevole maestro, dal Sarti, mio paesano e da tanti altri celebri autori. Ho usato ogni diligenza per disporle in maniera che da queste ne risulti una vago e armonioso contrappunto.

  1. Prima regola. Che il principio del contrappunto sia sempre ordito con passaggi lenti, per poterlo restringere con ottima conclusione nel finale.
  2. Seconda regola. Che volendo procedere da una consonanza all'altra si passi attraverso la più vicina (es. dalla quinta all'unisono, si passi dalla terza) & sic de singulis.
  3. Terza regola. Si deve avvertire che vi é molta differenza tra il contrappunto osservato e quello comune: in quest'ultimo non si osserva il moto contrario, ne si fanno solo movimenti garbati ecc., basta solo che non si facciano due consonanze perfette per moto parallelo, o che non si metta il Mi contro al Fa [tritono o quinta falsa ], invece il contrappunto osservato si conduce con tutte quelle regole di cui si é parlato in precedenza.
  4. Quarta regola. Che quale sia la parte superiore, deve cantare in modo naturale e oltrepassare meno che si può il pentagramma, se non in caso di bella melodia.
  5. Quinta regola. Il canto fermo si deve imitare più che si può e se per necessità lo si lascia, si ritorni ad imitarlo appena é possibile.
  6. Sesta regola. Che la melodia cammini quasi sempre a mo di fuga o perfidia [ripetizione di un inciso] con garbo e bel modo di cantare.
  7. Settima regola. Che nel battere della battuta si dia l'ottava meno che si può e si eviti l'unisono con scrupolo.
  8. Ottava regola. Che non si ponga mai una semibreve in principio della battuta, bensì sincopata in levare.
  9. Nona regola. Per rendere il contrappunto tanto più vago, grato e bello, si ponga sempre, tra due consonanze perfette, due o più consonanze imperfette, perché queste renderanno ancora più soavi le perfette.
  10. Decima regola. Nel contrappunto libero, si cerchi di intessere qualche imitazione, al fine di dare un buon ornamento e di provocare giudiziose considerazioni in chi ascolta.
  11. Undicesima regola. Che quanto più saranno vicini i movimenti tra le parti, tanto più faranno un'armonia naturale e cantabile. Inoltre quando le parti ascenderanno o discenderanno assieme per moto parallelo, non si allontanino mai troppo tra di loro, poiché l'unione rende più grata l'armonia.
  12. Dodicesima regola. Non si deve usare l'unisono nel battere della battuta, eccetto che in principio o nel fine, ma in levare è possibile farlo.
  13. Tredicesima regola. Evitare di fermarsi con un punto o una nota lunga su un unisono o una ottava.
  14. Quattordicesima regola. Non replicare gli stessi salti quando il Canto Fermo tocca le stesse note di prima. Se il Canto Fermo varia, si possono replicare le stesse note nel contrappunto.
  15. Quindicesima regola. Che non si faccia mezo sospiro di pausa e che si facciano meno cadenze che sia possibile, perché come ho dimostrato prima, la cadenza ha il significato di far "cadere" la composizione al fine ed alla conclusione di una frase di testo; quindi si deve usare solo dove termina il periodo del verso o della prosa.

Perciò debbo fare una cadenza perché qui cade e termina il mio discorso e termina la conclusione di questa parte.

-indice-