Picerli - Specchio secondo

Dei canoni sciolti, come si facciano, e cantino, a due a tre a quattro e a più voci.
Capitolo 16.

Ad alcune composizioni musicali si dà titolo di canone, che vuol dire, regola; perché le dette composizioni si fanno comunemente con regole, e osservazioni, tali che tutto quello, che dice la prima parte di esse, dicono anche tutte le altre (eccetto alcune poche note nel fine) del principio in fino al fine.
Dove per maggiore intelligenza si deve notare, che da compositori si sogliono fare due sorti o specie o generi di canone, cioè sciolti o liberi, e obbligati o ristretti. I sciolti sono di due e altri sorti, cioè liberi di libertà assoluta, e liberi di libertà condizionata, o ristretta. All'i primi sciolti non si nega alcuna cosa di quelle, che convengono ad ogni altra composizione ordinaria, non avendo essi altro di canone, eccetto il modo di cantare tutta la composizione ridotta in un corpo solo, bastandogli solo questo.
I canoni si dicono obbligati in più modi, come si dirà nel capitolo seguente.

I
canoni sciolti si fanno facilmente a due a tre e a quattro e al più di voci (ma solo all'unisono) come si fanno tutte le altre composizioni ordinarie ad altrettante voci, in questo modo. Essendosi fatte in cartella tutte le parti nel modo suddetto, si riducono a un corpo solo (perché altrimenti non avrebbe forma veruna di canone) giungendo ordinatamente tutte le parti più basse alle più alte, o le più alte alle più basse secondo tornerà più comodo. Avvertendo però nell'unire le dette parti, che non vi nasca qualche difetto di salti, o di consonanze mal poste anzi bisogna procurare d'unirle in quel miglior modo che sia possibile, come si vede nell'infrascritti esempi.
(1)
Si può fare una sorte di composizione, che ha un non so che di canone (e però si mette qui) riducendosi tutte le sue parti ad un corpo solo, come il predetto canone sciolto; il quale si chiama fuga o canone cancherizzato o gambarizzato, perché alcune sue parti camminano all'indietro, come il granchio, o gambero, muovendosene alcune dal principio, o mezzo fino al fine, ed altri del fine, o mezzo verso il principio.
La detta composizione si può fare a 2, 4,6, e più voci pari, in questo modo. Si mettono in cartella tutte quelle note, che si vogliono porre per una parte di detta composizione, di poi vi si compone sotto o sopra, al solito, un'altra, o più parti uguali, o parti pari, senza porvi alcuna dissonanza legata, diventando mal risoluta, o nota puntata, non potendovi cantare il punto, o note nere di qualsivoglia sorte, che una sia buona, e l'altra è cattiva, diventando le buone cattive, componendosi solo di consonanze ben poste.
Volendosi poi ridurre tutte in un corpo, si copia la parte più alta o più bassa per dritto come sta fatta e l'altra che le è più vicina al riverso incominciando dal fine infin'al principio, e poi la terza che viene appresso, per dritto, e la quarta al riverso. Con tale ordine si copiano e si aggiungono tutte le altre parti, ponendo sempre una linea, o altro segno, dopo due di loro per l'infrascritto effetto.
Volendosi finalmente cantare, uno in comincerà dal principio verso il fine, e l'altro dal fine verso il principio, essendo fatto solo a due voci. Ma essendo fatto a più di due voci uno comincerà dal principio verso il file e l'altro, dalla prima linea o segno verso il principio e il terzo dopo la detta prima linea verso il fine, ed il quarto dal fine verso il principio. Ed essendo fatto a più di quattro voci, si osserverà l'istesso ordine, avendo riguardo alle line, è al principio e fine. E quelle parti che vanno verso il fine arrivando ad esso fine torneranno al principio, e quelle parti che vanno verso il principio, arrivando ad esso, torneranno al fine, come si vede chiaro negl'infrascritti esempi, avvertendo alle mostre.