L.Zacconi 1622
Cap.23 Libro Secondo

Dei Contrappunti fatti a più voci, in compagnia di questo, e di quello à beneplacito però de Cantori.

 

Benissimo veramente fu il ritrovato di far il Contrappunto a più voci alla mente, perché, le Cappelle grandi facendo, con esso grandissimo ornamento alle loro Chiese, non solo rendono grandissimo diletto agl’udienti, e li tengano contenti in quelle loro soavissime e delicatissime melodie, ma anche vengano a rappresentare quelle voci angeliche, che cantando di continuo le lauti al Signore, fanno in cielo inesplicabili concenti ed armonie.


E perché detti contrappunti vengano fatti a comune beneplacito ai cantori che vi cantano sopra, per quelli che se ne meravigliano, e per quei Scolari che bramano ancor loro di saperli fare, qui brevemente dirò queste poche parole.


Che detti Contrappunti non sono in altro differenti da quelli osservati, che in loro, se non per accidente si cammina con la sesta.
E camminandovi con la sesta minore, non la si pone mai nel principio del tatto, per non far seconda con i compagni che vi fanno la quinta. Vi si fanno anche le quarte e le cattive, che sono le dissonanti, ma tutte come ho detto in secondo luogo, e nella seconda posizione del tatto.


E se ben pare che le vie siano assai ben strette, e che poche cose di buono si possano fare, niente di manco vi fa tutto quello che l’uom vuole: ma diciamo come si dice per proverbio. Non è così mestiere da ognuno; e quando che questi tali incominciano ad imparare, non se ne sono avvertiti più che tanto. Quindi è che in molte Cappelle, quando si sentono i contrappunti, perché i Cantori non v’avvertano, ne tampoco vi vogliono poggiare il loro pensiero, in luogo di sentirvi dolci e delicate maniere, pare di sentir tanti di quegli uomini che in Venezia, che al Rialto e altrove buttano le spezie.

E perciò di questo ancora, venendomi occasione di toccarne qualche cosa, ne toccherò volentieri, e mostrerò con che vaghezza si debbano fare, acciò che i Cantanti per l’avvenire, ad ognuno diano maggior saggio di loro, e che i loro Contrappunti siano più soavi e delicati, e che ultimamente questo solo di ciascun di loro debba essere il mero oggetto e il proprio fine.